Superbonus e Decreto Aiuti quater: le novità per il 2023

di Francesco Aquilino
Superbonus e Decreto Aiuti quater

La disciplina del Superbonus viene stravolta dal Decreto Aiuti quater. Tante le novità contenute nel decreto: riduzione dell’aliquota al 90%, proroga per le unifamiliari, requisiti reddituali e non solo. In attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, scopriamo dunque le novità volute del Governo.

Importanti novità in vista a partire dal 1° gennaio 2023. La disciplina del Superbonus subisce rilevanti cambiamenti a seguito dell’approvazione del Decreto Aiuti quater. Nulla di ufficiale, in attesa della pubblicazione in Gazzetta Ufficiale, ma il contenuto del decreto rischia di creare non pochi problemi a chi ha programmato lo svolgimento dei lavori per il 2023.

Se ne parlava sin dall’insediamento del nuovo Governo. In più occasioni l’esecutivo ha palesato l’intenzione di modificare sin da subito la disciplina del Superbonus. In molti pensavano che le novità sarebbero state inserite nella prossima Legge di Bilancio. Ma a quanto pare, il Governo ha decisamente fretta. La prima occasione utile per porre in essere quello che di fatto è un depotenziamento del bonus fiscale è l’approvazione del c.d. Decreto Aiuti quater. Infatti, alle misure urgenti riguardanti il caro bollette, si aggiunge un intero articolo dedicato al Superbonus.

Le modifiche riguardano:

  • riduzione del beneficio fiscale al 90%;
  • proroghe e limiti di reddito per le unifamiliari.

Alcune eccezioni sono tuttavia previste per i lavori in corso. Scopriamo dunque nel dettaglio come cambia la disciplina del Superbonus con l’entrata in vigore del Decreto Aiuti quater.

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Superbonus e Decreto Aiuti quater: la riduzione dell’aliquota al 90%

La novità più importante ed incisiva è quella riguardante la riduzione dell’aliquota. Lo spartiacque in questo senso è fissato al 31 dicembre 2022. L’attuale formulazione del comma 8-bis dell’art. 119 del D.L. 34/2020 riconosce la detrazione del 110% in relazione alla spese sostenute fino al 31 dicembre 2023. Nelle intenzioni del Governo vi è l’anticipo di tale termine al 31 dicembre 2022, riconoscendo una detrazione del 90% in relazione alla spese sostenute nel 2023.

La misura prevede però una forma di salvaguardia per i lavori in corso. Infatti il testo circolato prevede una apposita eccezione alla riduzione della percentuale di detrazione in relazione agli interventi per cui alla data di entrata in vigore del decreto risulterà effettuata la comunicazione di inizio lavori asseverata (CILA) o, in caso di demolizione e ricostruzione, risulteranno avviate le relative formalità amministrative per l’acquisizione del titolo abilitativo.

Una eccezione doverosa ma nei fatti insufficiente. Cosa accadrà infatti a tutti quei soggetti che, facendo affidamento sulla legge, hanno programmato lo svolgimento dei lavori nel corso 2023? Tantissimi appaltatori e committenti rischiano di dover per forza di cose venir meno agli accordi già assunti. Uno scenario che rischia di recare danni non indifferenti, stravolgendo la programmazione operativa approntata dalle imprese.

Superbonus 110% anche nel 2023 per chi presenta la CILA entro il 25 novembre

Nella conferenza stampa dell’11 novembre 2022, il Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha indicato il 25 novembre 2022 quale data ultima per presentare la CILA e conservare il diritto a godere della detrazione del 110% anche per le spese sostenute nel 2023. Di seguito l’estratto audio dalla conferenza stampa.

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Superbonus e Decreto Aiuti quater

Proroga a doppio binario e limiti di reddito per le unifamiliari

Una prima proroga generalizzata interessa tutte le unifamiliari. Il termine del 31 dicembre 2022, già fissato da tempo, dovrebbe infatti slittare al 31 marzo 2023. Resta ferma la condizione che impone il completamento del 30% dei lavori entro il 30 settembre 2022.

Una seconda proroga condizionata consente invece di accedere alla detrazione del 90% fino al 31 dicembre 2023, ma solo a determinate condizioni, ossia:

  • l’unità immobiliare oggetto dell’intervento deve essere adibita ad abitazione principale;
  • il contribuente deve avere un reddito di riferimento non superiore a 15.000 euro.

I criteri di calcolo del reddito di riferimento sono definiti dal decreto. Difficile, in ogni caso, pensare che ci siano molti contribuenti a basso reddito capaci di sostenere anche il solo 10% delle spese.

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