Il mondo del Fisco è a dir poco in subbuglio. I contribuenti hanno poca liquidità e molti studi commerciali arrancano in questa frittura mista di adempimenti e versamenti del post-lockdown. Il Direttore dell’Agenzia delle Entrate, Ruffini, avanza nuove proposte “per uscire da questo labirinto“.
Non ci sarebbe tanto da meravigliarsi, dato il momento a dir poco eccezionale scaturito dalla pandemia. D’altra parte, però, sarebbe impossibile negare che la situazione del Fisco italiano è prossima all’implosione. Da un lato un Erario in estrema sofferenza dopo le misure straordinarie degli ultimi mesi, fra bonus, indennità, sospensione delle entrate fiscali. Dall’altro tantissimi contribuenti che addosso hanno ancora tutte le cicatrici del lockdown. Gli sforzi gravosi del Governo di fatto hanno tamponato ma non arginato una crisi di liquidità spaventosa. A fronte del mancato rinvio della scadenza del 20 luglio, quanti davvero potranno e vorranno rispettare gli appuntamenti fiscali? Anche dall’Agenzia delle Entrate, il Direttore Ernesto Maria Ruffini fa sapere che sono al vaglio parecchie novità per cercare di tirarsi fuori da quello che egli stesso ha definito un vero e proprio labirinto.
La coperta non è mai stata così corta. A fronte di un enorme e immediato bisogno di entrate fiscali fresche, viene spontaneo chiedersi che senso possa avere un accanimento verso milioni di imprese e professionisti che – non tutti, ma molti – non saranno in grado di rispettare le scadenze previste. Eppure denunciare il mancato ascolto del grido di aiuto delle Partite IVA non basta, perché al danno si aggiungerà la beffa. Stando infatti alle parole dello stesso Ruffini, cui hanno fatto seguito anche alcuni parlamentari, sono attesi circa 22 milioni di atti di riscossione entro il 31 ottobre. Un dato che – volendo andarci cauti – si potrebbe definire mostruoso o qualcosa di più. La fotografia del collasso che si sta consumando è servita.
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Le proposte di Ruffini per riformare il Fisco
Di riforma fiscale si parla da tantissimi anni. Sembra finalmente che ci troviamo alla vigilia – molto più che tardiva – dell’ora X. Basti pensare che l’ultima riforma fiscale del nostro Paese è ormai prossima a compiere il suo 50° compleanno (auguri!). Era il 1972 e, fra le altre cose, veniva introdotta quell’IVA che negli anni ha subìto le imprecazioni di tanti ma anche un sostanziale raddoppio (o quasi) dell’aliquota ordinaria. Nel frattempo sono cambiate tante cose: l’Italia ha vinto due mondiali di calcio, le due Germanie sono diventate una sola, la TV è diventata a colori, i 6 Stati membri dell’Unione Europea sono diventati 27.
Eh già, tante cose sono cambiate, ma il sistema fiscale italiano no, tranne qualche rattoppo qua e là di tanto in tanto. Un Fisco che è diventato ormai un signore di mezza età fin troppo acciaccato e incapace di inseguire un mondo che in 5 decenni è stato totalmente rivoluzionato. Il confronto con molti ordinamenti fiscali esteri è impietoso. Ma non parliamo unicamente del carico fiscale, fra i più pesanti al mondo, bensì pure della semplicità di funzionamento. Vediamo dunque, nei proclami dell’Agenzia delle Entrate (che anche in questo caso riafferma la sua importanza di policy maker e non di mero ente gestore del sistema delle entrate erariali), quali potrebbero essere i cambiamenti e le migliorie su cui si potrebbe puntare con la prossima riforma fiscale.
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Semplificazione e automatismi
La semplificazione va necessariamente a braccetto con una maggiore automazione del sistema fiscale. Dalla liquidazione delle imposte alle modalità di pagamento, dalla regolarità delle scadenze alla numerosità di imposte, tasse, contributi, premi ecc. Ecco quali potrebbero essere i punti principali per andare in questa direzione:
- eliminazione del sistema di acconti e saldi attualmente in vigore;
- calcolo automatico delle imposte periodiche da parte del Fisco, che il contribuente può accettare o modificare;
- un unico versamento globale ogni mese (o con frequenza ancor più ridotta);
- eliminazione delle ritenute sul lavoro autonomo, per evitare il rischio di avere crediti verso lo Stato (mai semplici da monetizzare in tempi accettabili).
Questi i primi spunti su cui pare si stia lavorando. Un taglio sicuramente più moderno, ma tutto da valutare all’atto pratico, ossia se e quando sarà davvero realizzato ed attuato.
Tutelare la liquidità e gli investimenti
Facilitare la gestione della parte fiscale della propria attività d’impresa o professionale è certamente un’esigenza fondamentale, ma non è l’unica. L’altro tasto dolente con cui il Fisco italiano si sta trovando a fare i conti è la liquidità dei contribuenti, messa sempre più a dura prova. È evidente che trovare soluzioni che favoriscano la liquidità di coloro che devono produrre il gettito fiscale è interesse primario della stessa Amministrazione Finanziaria. Ecco perché sono allo studio anche soluzioni che vanno in questo senso.
Dare nuova linfa alla gestione finanziaria delle imprese, troppo spesso ingessata, non vuol dire solo favorire le entrate fiscali ma anche agevolare il rilancio della produzione. In tal senso, sempre Ruffini ha accennato alla possibilità di rendere qualsiasi investimento interamente deducibile nell’anno in cui viene sostenuto. In concreto, si tratta della cancellazione degli ammortamenti, con cui invece la deducibilità degli investimenti viene spalmata in più anni.
Che dire: gli spunti e le idee sono diversi, il lavoro da fare è enorme. Non ci resta che aspettare e… sperare!
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