L’ipotesi è stata recentemente prospettata dal Direttore dell’Agenzia delle Entrate. Si tratta di un passaggio che potrebbe segnare un’epoca. Ecco quali potrebbero essere le premesse e le conseguenze di questa novità.
La stagione fiscale che ci apprestiamo a vivere sembra destinata a portare con sé grandi novità e cambiamenti. Un’ulteriore conferma è arrivata in questi giorni. Nell’audizione del 14 settembre scorso presso la VI Commissione Finanze della Camera, il Direttore dell’Agenzia delle Entrate Ernesto Maria Ruffini ha avanzato diverse ipotesi praticabili per il tanto chiacchierato rinnovamento del sistema fiscale italiano. Fra i passaggi più significativi, quello relativo alla dichiarazione precompilata per le Partite IVA. Un’entrata a gamba tesa che potrebbe cambiare non poco gli aspetti gestionali di milioni di attività italiane, non solo con riferimento all’adempimento dichiarativo in sé.
La dichiarazione precompilata, qualora vedesse davvero la luce, andrebbe ad inserirsi in un impianto di riforma fiscale ben più ampio. Sulla base delle dichiarazioni di intenti arrivate da più parti negli ultimi mesi, ed intensificatesi proprio nel periodo della pandemia, sappiamo che le direttrici che saranno seguite nel prossimo futuro potrebbero essere le seguenti:
- ricorso sempre maggiore ai pagamenti elettronici (fino alla definitiva abolizione del contante?);
- eliminazione del sistema di pagamenti a saldo e acconti;
- prelievo fiscale con cadenza mensile;
- riforma delle imposte sui redditi con modifiche ad aliquote e scaglioni.
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Come funziona oggi il 730 precompilato
Ma restiamo sul tema di queste ore. La dichiarazione precompilata (potremmo parlare di Modello Redditi precompilato per distinguerlo dal 730 precompilato) non sarebbe una totale novità. Proprio dall’esperienza del 730 precompilato, infatti, possiamo trarre alcuni elementi che possono darci un’idea sufficientemente chiara di quello che potrebbe aspettarci. Come funziona, infatti, il 730 precompilato?
Il 730 – sconosciuto ad imprenditori e professionisti, ma di fatto compilato e trasmesso da oltre 20 milioni di italiani, principalmente lavoratori dipendenti e pensionati – nella sua versione precompilata appare nella propria area riservata sul sito dell’Agenzia delle Entrate, già compilato nelle sue sezioni, contenente le voci fondamentali per la corretta determinazione dell’imposta, fra cui:
- i contenuti delle Certificazioni Uniche di lavoro dipendente (ex CUD);
- spese sanitarie sostenute e comunicate dagli operatori del sistema sanitario;
- spese per interventi di ristrutturazione edilizia;
- altri importi detraibili.
Naturalmente l’inserimento automatico di tutte queste voci da parte dell’Agenzia delle Entrate non avviene per magia, ma presuppone che a monte ci siano apposite comunicazioni da parte di datori di lavoro, ASL, studi medici, amministratori di condominio ecc.
Dopo aver consultato il contenuto del 730 precompilato, il contribuente può confermarlo e trasmetterlo oppure può modificarlo prima di procedere con l’invio telematico.
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Dichiarazione precompilata per le Partite IVA: opportunità o minaccia?
L’esperienza del 730 precompilato, dunque, può aiutarci a capire meglio ciò che potrebbe attendere le Partite IVA. Una platea di quasi 5 milioni di imprese e professionisti chiamati a prendere parte a questa nuova svolta fiscale. Ma cosa bisognerà aspettarsi da questo passaggio?
Certamente la prima novità riguarderebbe l’adempimento in sé: una dichiarazione non più da compilare, ma al più da “controllare” e semmai modificare. Si farà finalmente a meno del commercialista, quindi? Per alcuni probabilmente sì, eppure l’esperienza (vedansi 730 precompilato e fattura elettronica) racconta che la quasi totalità degli interessati preferisce affidarsi ad un occhio esperto per evitare banali pastrocchi che portano dritti nel vortice degli accertamenti e delle sanzioni.
Benissimo, e per il resto? La prima cosa che viene da chiedersi è: come farà l’Agenzia delle Entrate a calcolare l’ammontare dei ricavi se non sono più io a inserirlo in dichiarazione? La cosa più semplice da pensare è che possa essere prevista una netta accelerata sull’estinzione del contante. A parere di chi scrive, l’unico modo per determinare con certezza dall’esterno i ricavi totali di un’attività è obbligare ad avere incassi solo con mezzi tracciabili.
Se il quadro così delineato potrebbe spaventare molti, per via di un’Agenzia delle Entrate in versione Grande Fratello, supponiamo al contrario che un elemento positivo nelle opinioni di tutti potrebbe esserci… Che sia arrivato davvero il momento di salutare gli ISA (o studi di settore o qualsiasi altro nome gli si voglia dare)? Un’amministrazione finanziaria che conosce così bene i singoli contribuenti non dovrebbe aver bisogno di stabilirne l’affidabilità fiscale con un adempimento ad hoc.
Si arriverà davvero alla dichiarazione precompilata? E cosa dovremo realmente aspettarci? Ai posteri l’ardua sentenza.
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