La Guida completa alla fiscalità dei Medici Specializzandi. Borsa di specializzazione, tassazione, contributi, guardia medica e continuità assistenziale. Tutti i consigli per non sbagliare. Finalmente la risposta definitiva alla regina di tutte le domande: il medico specializzando può avere la Partita IVA?
Una vicenda assurda, che ha visto intervenire addirittura il Consiglio di Stato. Sono passati non più di 2 mesi dall’assegnazione delle Borse di specializzazione più sofferta che si ricordi per i medici neoabilitati. Un gran caos, per giunta proprio nel bel mezzo della pandemia, con il sistema sanitario sotto stress come mai prima. Ma, come nelle migliori favole, tutto è bene quel che finisce bene: quasi 15.000 medici specializzandi hanno ottenuto le rispettive Borse e sono ormai operativi negli ospedali di tutta Italia.
Un vero e proprio esercito di giovani che si trova a passare da molte decine di esami, con la testa sui libri, alle prime vere esperienze pratiche (lavorative o semplicemente formative?). Tutti pronti per gestire correttamente questa nuova fase professionale? È il momento dei primi soldi incassati, delle prime complicazioni a livello previdenziale, della giungla di richieste fra incarichi molteplici (continuità assistenziali, sostituzioni MMG, USCA, campagna vaccinale ecc.). Se sei un medico specializzando e stai cercando una bussola per orientarti in questo marasma, questo articolo è la guida giusta per te! Vedremo insieme:
- tassazione della Borsa di specializzazione;
- aspetti previdenziali dei medici specializzandi;
- attività compatibili con la specializzazione (Partita IVA sì o no?).
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Borsa di specializzazione: aspetti fiscali e lavoristici
Come saprai, la Borsa di specializzazione porta con sé un trattamento economico a favore dei medici specializzandi. Parliamo di un importo mensile netto normalmente compreso fra i 1600 e i 1800 euro, che può variare a seconda:
- dell’anno di specializzazione (tende a salire mentre ci si avvicina alla conclusione del percorso);
- del tipo di specializzazione.
Il trattamento economico dello specializzando è una vera e propria Borsa di studio – a differenza, ad esempio, di quanto accade per la “Borsa” dei medici in formazione MMG, che in realtà è un co.co.co. – e porta con sé importanti e chiare conseguenze di natura fiscale. In particolare, la Borsa di specializzazione è esentasse. Ebbene sì, gli importi versati dalla struttura ospedalieri agli specializzandi non sono soggetti a tassazione. Ciò si accompagna ad un secondo comodo vantaggio: la Borsa di specializzazione non va inserita nella Dichiarazione dei redditi.
Naturalmente, però, l’esonero dalla presentazione della Dichiarazione dei redditi non è assoluto, bensì relativo alla sola Borsa di specializzazione. Ciò significa che anche il medico specializzando deve presentare la Dichiarazione se genera dei redditi per altre ragioni (es. canoni di locazione, attività di lavoro compatibili con la specializzazione, redditi da partecipazioni societarie ecc).
Il medico specializzando, dunque, è agevolato sia sul piano economico sia sul piano degli adempimenti. Si tratta di semplificazioni che derivano dalla natura dell’attività che lo specializzando svolge in reparto. È pacifico, infatti, che l’attività dei medici specializzandi – come ribadito di recente dall’Ordinanza n. 18667/2020 della Corte di Cassazione – non sia lavorativa, bensì formativa. Non trattandosi dunque di redditi da lavoro, le mensilità percepite dallo specializzando non vanno tassate.
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Medico specializzando e contributi previdenziali: la Gestione Separata INPS
Un altro tema che porta da sempre con sé strascichi e polemiche riguarda il lato previdenziale dell’attività degli specializzandi. È arcinoto, infatti, che il medico specializzando debba iscriversi alla Gestione Separata INPS. Se dal punto di vista fiscale, dunque, abbiamo parlato di semplificazioni, a livello previdenziale la faccenda invece pare complicarsi in maniera probabilmente evitabile. Basti pensare semplicemente al fatto che parliamo di un numero enorme di giovani medici che sono già iscritti – immediatamente ed automaticamente, con l’iscrizione all’OMCeO – all’ENPAM (cui peraltro continuano a versare la Quota A, restando soggetti a doppia contribuzione).
Di fatto, si crea uno sdoppiamento della posizione previdenziale dei medici, che verosimilmente non crea alcun vantaggio pratico – parliamo di una contribuzione minima, della durata di pochi anni, dunque pressoché ininfluente ai fini pensionistici – a fronte dell’obbligo di chiedere appositamente una ricongiunzione dei due montanti contributivi. Una complicazione che, a mio modo di vedere, sarebbe ormai bene superare con una norma ad hoc.
Iscrizione e versamenti alla Gestione Separata INPS
Al di là delle critiche, però, veniamo ai fatti. Nella pratica, lo specializzando non deve preoccuparsi in prima persona di versare i contributi alla Gestione Separata INPS. Sarà la struttura ospedaliera, infatti, a farlo per conto del medico.
Normalmente (o meglio, nella maggior parte dei casi) è lo stesso ospedale a provvedere all’iscrizione del medico alla Gestione Separata INPS. Quando ciò non accade – ed è sempre bene chiedere lumi all’amministrazione all’atto della firma del contratto di specializzazione – sarà il medico a provvedere autonomamente a questa formalità. Ci si può iscrivere seguendo la procedura presente in questo link, cliccando su Accedi al servizio, entrando con SPID, e ultimando la procedura (molto semplice) facendo attenzione ad iscriversi come parasubordinato (e non come libero professionista).
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I medici specializzandi possono avere la Partita IVA?
Veniamo, infine, alla classica domanda che – presto o tardi – si sono fatti tutti: sono un medico specializzando, posso aprire la Partita IVA? So bene che molti (forse la maggior parte) ti avranno detto di no, altri ti avranno detto di sì. Che confusione… Ma qual è la verità? Come dico sempre a chi mi pone questa domanda, la questione non è un fatto di opinione. Abbandoniamo dunque tutti i “secondo me…” o gli “ho sentito che…” ma anche i “il mio collega più grande mi ha detto che…” e affidiamoci all’unica depositaria della verità: la legge.
Quali attività può svolgere uno specializzando?
Per capire, infatti, se i medici specializzandi possono aprire (o mantenere, se già ce l’avevano) la Partita IVA, bisogna intanto sapere quali sono le attività che i medici specializzandi possono svolgere in concomitanza con quella classica prestata in reparto. È evidente, infatti, che per l’attività di reparto la Partita IVA non serve. Stiamo dunque volgendo il nostro sguardo ad altro. A tale riguardo, la legge prevede quanto segue:
“I laureati in medicina e chirurgia abilitati, anche durante la loro iscrizione ai corsi di specializzazione o ai corsi di formazione specifica in medicina generale, possono sostituire a tempo determinato medici di medicina generale convenzionati con il Servizio sanitario nazionale ed essere iscritti negli elenchi della guardia medica notturna e festiva e della guardia medica turistica.”
(art. 11, c. 19, L. 28 dicembre 2001, n. 448)
È evidente, dunque, che anche i medici specializzandi possono svolgere attività come:
- guardia medica notturna e festiva;
- guardia medica turistica;
- sostituzioni di medici di medicina generale.
In tal senso, però, il consiglio è sempre quello di leggere con estrema attenzione il contratto di specializzazione sottoscritto con la struttura ospedaliera di riferimento. Se la legge, infatti, dà un “permesso” di carattere generale, è sempre bene essere certi che il proprio contratto di specializzazione non preveda specifiche esclusioni e preclusioni.
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Specializzandi e Partita IVA: il parere dell’Agenzia delle Entrate
Allora, se è possibile svolgere delle attività extra, è possibile aprire la Partita IVA? Per coloro che intendano svolgere alcune fra le attività appena viste – fermo restando, appunto, che si tratta di una libera scelta del medico specializzando – non solo l’apertura della Partita IVA è consentita, ma è addirittura obbligatoria. Chi, invece, già ce l’aveva, potrà mantenerla.
Lo ha chiarito l’Agenzia delle Entrate nella Risposta n. 414 del 25 settembre 2020. Per gli incarichi di continuità assistenziale svolti non da titolari, bensì da sostituti (come nel caso dei medici specializzandi), quello con Partita IVA è l’unico inquadramento realmente corretto. In tal senso, il consiglio per tutti è quello di esitare davanti ad inquadramenti strampalati talvolta proposti dalle ASL (vedi prestazioni occasionali, ritenute del 20% e simili) e confrontarsi con un commercialista esperto sul tema, per evitare errori banali e sanzioni salate.
Per approfondire ulteriormente il corretto inquadramento degli incarichi di continuità assistenziale, ti consiglio di leggere l’articolo che trovi cliccando qui.