Bonus Impatriati e Regime Forfettario possono coesistere in capo ad uno stesso soggetto? E se così non fosse, quale sarebbe la scelta migliore per chi ha i requisiti per entrambe le agevolazioni? Ecco la guida per non sbagliare.
Bonus impatriati e regime forfettario: stiamo parlando di due fra i temi fiscali più interessanti degli ultimi anni. Due regimi speciali, regimi di vantaggio, che garantiscono particolari agevolazioni fiscali a chi ne usufruisce.
Il bonus impatriati, infatti, prevede una tassazione molto ridotta grazie all’abbattimento della base imponibile che può andare dal 70% al 90%, a seconda dei casi, per un periodo di 5 o 10 anni, per le persone fisiche fiscalmente residenti all’estero per almeno due periodi d‘imposta consecutivi. Ecco perché questa agevolazione prende anche il nome di Rientro dei Cervelli. È importante ricordare che il beneficio riguarda solo i redditi di lavoro dipendente e i redditi di lavoro autonomo.
Il regime forfettario consente alle persone fisiche titolari di Partita IVA di godere di particolari semplificazioni (es. esoneri in tema di scritture contabili, IVA, ritenute d’acconto) ma soprattutto di applicare sul proprio reddito aliquote molto vantaggiose: il 15% o addirittura il 5% per 5 anni per chi soddisfa i c.d. requisiti di start-up. Altra importante caratteristica del regime forfettario, fra le altre, è proprio quella da cui prende il nome. I costi dell’attività infatti non sono considerati analiticamente ma forfettizzati tramite il ricorso a dei coefficienti di redditività.
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Bonus Impatriati e Regime Forfettario sono agevolazioni cumulabili?
Fermo restando, dunque, il carattere fortemente agevolativo del bonus impatriati e del regime forfettario, è lecito porsi una domanda: le due agevolazioni sono compatibili? O meglio, sono cumulabili? È infatti interessante capire se, con esclusivo riferimento al caso dei lavoratori autonomi, gli effetti delle due agevolazioni possano sommarsi.
Ad esempio, un consulente marketing rientrato in Italia dopo essere stato fiscalmente residente in Germania per 4 anni avrebbe tutti i requisiti per accedere sia al bonus impatriati sia al regime forfettario, peraltro inquadrandosi come nuova attività, nonché prendendo residenza in una regione del Sud Italia. In tal caso, pagherebbe il 5% per i primi 5 anni sul 90% della sua base imponibile (calcolata in misura pari al 78% dei compensi incassati nell’anno). Una tassazione fantascientifica, che farebbe invidia ai “migliori” paradisi fiscali! Ma è davvero consentito?
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La Risposta n. 283/2019 dell’Agenzia delle Entrate
Questa ipotesi è stata specificata affrontata dall’Agenzia delle Entrate nella Risposta ad interpello n. 283 del 19 luglio 2019. Il caso in esame era, per caratteristiche, paragonabile a quello dell’esempio appena proposto. In che termini si è espressa l’Amministrazione Finanziaria?
Secondo l’Agenzia delle Entrate, il bonus impatriati e il regime forfettario devono considerarsi incompatibili. E, del resto, il parere fornito appare tecnicamente corretto. Già, perché le due agevolazioni risultano inconciliabili – e dunque non cumulabili – in quanto si applicano su due basi imponibili diverse. Il tutto poiché parliamo proprio di due imposte diverse. In che senso due imposte diverse?
La differenza deriva dal fatto che il bonus impatriati è un regime agevolato dell’IRPEF. Ciò vuol dire che il contribuente gode di un abbattimento speciale del reddito complessivo (per lavoro autonomo e/o dipendente) che contribuisce a determinare la base imponibile IRPEF.
Il regime forfettario, al contrario, è un’imposta sostitutiva dell’IRPEF. Ciò vuol dire che chi applica legittimamente il regime forfettario sta tassando i propri redditi di lavoro autonomo con un’imposta che non ha nulla a che vedere con l’IRPEF, essendone totalmente slegata. È questo, peraltro, il motivo per cui il regime forfettario non dà diritto alle classiche detrazioni (spese sanitarie, spese edilizie ecc), che sono una prerogativa dell’IRPEF e consentono di ridurre unicamente questa imposta (non – dunque – quella derivante dall’applicazione del regime forfettario).
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Come scegliere la soluzione più conveniente?
Abbiamo dunque compreso che bonus impatriati (o “rientro dei cervelli”) e regime forfettario sono incompatibili. A questo punto, chiunque si trovi nel caso dell’esempio di cui sopra o nel caso affrontato nell’interpello posto all’Agenzia delle Entrate dovrà compiere una scelta. Quale fra i due regimi speciali è il più conveniente?
Come è facile intuire – e come spesso accade in situazioni di questo tipo – non esiste una risposta valida e applicabile indistintamente ad ogni caso. Vanno infatti confrontate delle simulazioni di calcolo relative all’una e all’altra ipotesi, con esiti che possono essere certamente diversi in base alle diverse situazioni prese in esame.
Ciò che invece è importante fare è considerare degli aspetti che vanno oltre la mera applicazione delle diverse regole fiscali al fatturato stimato. Elementi rilevanti ai fini della corretta valutazione del regime più conveniente sono, fra gli altri:
- struttura di costi: chi può godere di deduzioni fiscali particolarmente elevate è più agevolato dal bonus impatriati, dove i costi sono calcolati analiticamente e non forfettariamente; ovviamente vale la considerazione opposta in caso contrario;
- detrazioni fiscali: anche in questo caso vale la considerazione fatta per i costi, giacché le detrazioni fruibili nel regime degli impatriati non lo sono nel regime forfettario;
- orizzonte temporale: l’aliquota del 5% prevista dal regime forfettario può essere applicata per 5 anni, mentre il bonus impatriati in determinati casi può avere una durata doppia (10 anni), per cui un piccolo svantaggio nei primi 5 anni potrebbe magari tradursi in un vantaggio maggiore nei 5 anni successivi.
Al netto di questi spunti, tuttavia, la cosa più saggia da fare è farsi guidare da un esperto.
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