Self Publishing Amazon senza Partita IVA: si può fare?

di Michele Aquilino
self publishing amazon

Pubblicare libri e e-book è diventato ormai molto semplice. Tantissimi autori sfruttano le piattaforme online per guadagnare dalle proprie opere. In molti si chiedono se il self publishing si può gestire senza aprire Partita IVA oppure no. Vediamo cosa prevedono le norme italiane

In origine fu l’italianissima Youcanprint, poi via via tante altre, passando per Amazon KDP. Stiamo parlando delle piattaforme digitali per il self publishing, ossia la pubblicazione delle proprie opere tramite i canali web. Una domanda che tutti gli autori si sono fatti almeno una volta è: per il self publishing su Amazon devo aprire la Partita IVA? Se anche tu stai attraversando questa fase, sei nel posto giusto! Qualsiasi sia la piattaforma che hai scelto per pubblicare il tuo libro o il tuo e-book, troverai le risposte che stai cercando. Partita IVA, tasse, contributi, dichiarazioni dei redditi… Fra qualche minuto non avrai più dubbi!

Partiamo però da una premessa fondamentale. Il self publishing non ha una normativa specifica ed organica nella legge italiana. Certamente è auspicabile che questo accada nel prossimo futuro, ma per il momento bisogna riuscire a muoversi con agilità fra norme diverse prese qua e là. Ciononostante, non mancano i punti fermi dai quali partire per definire il quadro generale. Vediamo ogni aspetto in dettaglio.

Self Publishing su Amazon senza aprire la Partita IVA

Per capire se è necessario aprire una Partita IVA per il self publishing su Amazon KDP o piattaforme simili, dobbiamo fare una premessa. La pubblicazione di un’opera, infatti, può essere diretta o indiretta. Nel caso di pubblicazione diretta, l’autore provvede autonomamente alla commercializzazione dell’e-book, attraverso una piattaforma propria. Qualora si tratti di un libro cartaceo, dovrebbe provvedere anche alla stampa e alla distribuzione (ai clienti finali e/o alle librerie). In questi casi, dunque, si viene a delineare una vera e propria attività d’impresa. Ciò vuol dire che bisogna aprire una Partita IVA, iscriversi al Registro Imprese in forma individuale o societaria, inquadrare l’attività secondo la normativa speciale prevista per l’editoria.

Avrai già capito che non è questo il caso di nostro interesse. Nelle pubblicazioni indirette, infatti, il discorso è completamente diverso. Fra l’autore e la commercializzazione dell’opera, infatti, si interpone la piattaforma digitale (Amazon KDP, Youcanprint o altre). Sarà la piattaforma a gestire l’attività di distribuzione ed eventualmente anche quella di stampa (in proprio o dandola in outsourcing), grazie all’autorizzazione fornita dall’autore tramite un apposito contratto. L’autore quindi rimane estraneo a qualsiasi attività editoriale. Ma i ricavi delle vendite allora vanno ad Amazon? Proprio così. E l’autore cosa ci guadagna? A lui spetteranno delle royalties, cioè sostanzialmente una quota del ricavato della vendita. Ciò in quanto si configura una cessione dei diritti d’autore.

Ecco perché le pubblicazioni indirette non generano un reddito d’impresa ma delle semplici royalties. Non c’è attività editoriale ma solo un riconoscimento economico per aver permesso a terzi (Amazon o altri) di ottenere dei ricavi sfruttando la propria opera. Dal momento, dunque, che l’autore non svolge un’attività economica, non ha bisogno di aprire una Partita IVA.

Non sei ancora sicuro di poter fare Self Publishing senza Partita IVA? Approfondisci nell’articolo Self Publishing su Amazon: diritti d’autore o Partita IVA?

Trattamento fiscale e previdenziale delle royalties

Se non sei tenuto ad aprire la Partita IVA, devi sapere che gli introiti ottenuti a titolo di royalties rientrano fra i redditi di lavoro autonomo. In assenza di una disciplina specifica, come anticipavamo, questo aspetto è stato chiarito di recente dalla circolare dell’Agenzia delle Entrate n. 9 del 10 aprile 2019. In essa infatti viene confermata la validità di quanto previsto dal TUIR (Testo Unico delle Imposte sui Redditi), all’articolo 53, comma 2, lettera b):

“2. Sono inoltre redditi di lavoro autonomo:

[…]

b) i redditi derivanti dalla utilizzazione economica, da parte dell’autore o inventore, di opere dell’ingegno, di brevetti industriali e di processi, formule o informazioni relativi ad esperienze acquisite in campo industriale, commerciale o scientifico, se non sono conseguiti nell’esercizio di imprese commerciali”

Questa dunque appare una conseguenza del fatto che l’attività editoriale e commerciale è affidata ad Amazon KDP, ragion per cui l’autore non realizza redditi d’impresa bensì redditi di lavoro autonomo.

Imposte sui redditi

Tali redditi sono assoggettati ad IRPEF, dunque rientrano nel reddito complessivo da assoggettare agli scaglioni classici che prevedono aliquote progressive dal 23% al 43%. Sui relativi importi l’autore subisce una ritenuta pari al 20% della royalty periodicamente incassata. La ritenuta normalmente viene applicata quando la piattaforma di publishing è un soggetto fiscalmente residente in Italia. Nel caso di Amazon, che ad oggi non ha una stabile organizzazione in Italia, la royalty viene incassata al lordo della ritenuta e questo determina effetti importanti nella dichiarazione dei redditi (vedremo i dettagli nel prossimo paragrafo). In ogni caso, la tassazione non avrà luogo sull’ammontare totale della somma incassata, bensì sull’importo al netto della deduzione forfettaria prevista dalla legge. L’articolo 54, comma 8 del TUIR prevede infatti una deduzione:

  • del 40% sulle royalties incassate dagli autori di età inferiore a 35 anni;
  • del 25% per quanto riguarda gli autori dai 35 anni in su.

IVA

Un’ulteriore agevolazione è prevista in tema di IVA. In base a quanto previsto dall’art. 3 del DPR 633/72, sulle royalties per diritti d’autore vige un regime di esclusione dall’imposta sul valore aggiunto. Si tratta di una facilitazione non solo in termini finanziari, ma anche a livello di documenti ed adempimenti fiscali.

Contributi previdenziali

Troviamo delle semplificazioni, infine, anche in tema di contributi previdenziali. Qualora, infatti, l’autore sia iscritto ad una Cassa professionale (es. Cassa Forense, Cassa Commercialisti, INPGI ecc.) oppure al Fondo Pensioni Lavoratori dello Spettacolo ex ENPALS (FPLS), anche le royalties saranno trattate seguendo le normali regole previste per gli altri redditi conseguiti nell’ambito della propria attività. Se invece l’autore non è iscritto a nessuna di queste gestioni, non sorge alcun obbligo di natura previdenziale. Non sorge nemmeno l’obbligo di iscrizione alla Gestione Separata INPS perché fra i redditi individuati dall’INPS da ricondurre alla Gestione Separata non figurano quelli disciplinati dall’articolo 53, comma 2, lettera b) del TUIR, ossia proprio le nostre royalties.

Leggi di più: Elenco completo dei Codici Ateco 2020

Come inserire le royalties nella Dichiarazione dei Redditi

Come dichiarare nel modo corretto gli introiti derivanti dal Self Publishing su Amazon? Per inquadrare correttamente l’inserimento delle royalties sui diritti d’autore nella Dichiarazione dei Redditi, dobbiamo tener conto di tutti gli elementi già visti precedentemente:

  • ammontare lordo delle royalties;
  • deduzione forfettaria (25% o 40%);
  • ritenute subite (se la piattaforma è un soggetto di diritto italiano).

Le somme ottenute per la cessione del proprio diritto d’autore vanno dichiarate nel Modello Redditi Persone Fisiche, in particolare nel Quadro RL, dedicato ai redditi di natura residuale (c.d. “Altri Redditi“). I righi del Quadro RL da compilare sono, nello specifico, i seguenti:

  • RL25: ammontare lordo delle royalties;
  • RL29: ammontare della deduzione forfettaria;
  • RL31: ammontare delle ritenute eventualmente subite.

Leggi di più: Dichiarazione dei Redditi 2020: la Guida completa

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